Il viaggio dall'Italia al Nepal non è breve e si arriva all'aeroporto
internazionale di Kathmandu con la consueta stanchezza da voli intercontinentali.
Io e il mio amico Pesa ci siamo richiesti uno sforzo in più e abbiamo subito
preso un volo interno per Pokhara dal vicino, piccolo e imperscrutabile
aeroporto per i voli nazionali.
E' una breve tratta in cui l'aereo fa appena
in tempo ad alzarsi che già deve ricominciare a scendere, condita dalla visione
di bei panorami e da un po' di apprensione dovuta al fatto che, forse ingiustamente
e forse no, le compagnie interne nepalesi non sono ben considerate nelle graduatorie
internazionali in tema di sicurezza.
Noi abbiamo volato due volte con Buddha Air e, non soffermandoci
troppo a ragionare sul fatto che puoi andare a dare una pacca sulla spalla al comandante
mentre pilota l'aereo, ci siamo trovati bene. Ovviamente è meglio non aspettarsi
grandi livelli di comfort ma tenete anche conto che l'alternativa è passare
molte ore in auto/bus su strade spesso tortuose.
Pokhara: sport e panorami mozzafiato

Pokhara si presenta subito come città vivace e votata
al turismo e agli sport.
Al cospetto dell'appuntita sagoma del Machapuchare
si possono praticare il parapendio e il rafting, ma molti usano la città
come base per il trekking nell'area dell'Annapurna.
Con poco tempo a disposizione
noi ci siamo dedicati alle seguenti attività:
- gita in barca sul Lago Phewa e visita
del tempio indù Tal Barahi,
- escursione in auto alla World Peace Pagoda con sosta al villaggio
tibetano di Tashiling,
- cene e passeggiate nel vivace quartiere turistico Lakeside,
- gita in auto a Sarangkot per ammirare l'alba che tinge
di rosso lo skyline himalayano,
- gita in elicottero al Santuario dell'Annapurna.
L'ultima è stata probabilmente la più bella esperienza vissuta
nel mio viaggio in Nepal: prendere l'ascensore da Pokhara fino al campo base dell'Annapurna è
stato costoso, ma decisamente eccitante.
La mattina presto in un quarto d'ora
si sorvolano i superbattuti sentieri del circuito escursionistico e ci si infila
nello stretto passaggio tra il Hiunchuli ed il Machapuchare: si
tratta di una vallata formata dall'acqua di fusione dei ghiacciai che si va a gettare
nel fiume Modi Khola e rappresenta l'unico possibile accesso al
santuario.

Mezz'ora scarsa a oltre quattromila metri per respirare l'aria rarefatta e l'atmosfera
affascinante quanto surreale dell'ABC e via di nuovo verso valle.
Questa
breve ma intensa escursione si può prenotare nelle agenzie turistiche del
luogo oppure direttamente all'aeroporto da dove si susseguono rapidamente le partenze
e gli arrivi degli elicotteri dei vari operatori.
Per il pernottamento
abbiamo scelto il
Pokhara Batika nel Lakeside, un hotel stretto e sviluppato in altezza che ci
ha molto soddisfatti per la cura negli arredamenti e le ricche colazioni.
Per
le cene invece c'è davvero l'imbarazzo della scelta lungo la via principale
del quartiere.
Lumbini e il Terai occidentale
Avvicinandosi all'India l'ultima cosa che probabilmente ci si aspetterebbe di
trovare è uno dei principali luoghi di pellegrinaggio buddista e invece a
cinque chilometri dal confine nel Terai Occidentale si può visitare il
Maya Devi Temple il luogo di nascita di Siddhartha Gautama. Il sito è
contenuto in un vasto complesso religioso protetto dall'UNESCO in cui le varie nazioni
hanno costruito monasteri seguendo la loro architettura tradizionale.

Il risultato è una specie di Disneyland del buddismo, un concentrato dell'architettura
e della spiritualità del Far East. Un bel posto in cui si possono passare
diverse ore serene a spasso su comodi risciò. Fuori dai confini di questo
parco invece la tranquillità lascia il posto al traffico polveroso della
cittadina di Lumbini ed in generale delle vie di comunicazione
di queste pianure dal sapore fortemente indiano.
Non provate neanche ad immaginarvi di dormire in un bel hotel. Non ne esistono.
Noi abbiamo soggiornato una notte presso il
Mirage Inn e abbiamo apprezzato solo la gentilezza e la disponibilità
del personale nell'aiutarci a trovare un autista per il giorno successivo.
Per
la cena, se non siete amanti dello street-food, potrete ripiegare su una barretta
energetica portata dall'Italia.
Sauraha e il Chitwan
Un viaggio in auto di circa tre ore ci ha portati da Lumbini a Sauraha,
la porta d'ingresso del Parco nazionale di Chitwan.
Lungo il tragitto è
degna di nota l'area religiosa denominata Shashwat Dham, che vanta un tempio
induista dedicato a Shiva riccamente decorato.

Per il pernottamento nell'area naturalistica e come punto di riferimento per
le escursioni abbiamo scelto il
Green Park Chitwan, un resort molto curato in cui si è potuto anche assistere
ad un'interessante dimostrazione di balli locali. L'area ristorante era ben gestita
a alla reception abbiamo potuto organizzare le nostre attività:
- gita ad un villaggio Tharu,
- passeggiate sulla sponda del fiume Rapti per vedere l'area di addestramento
degli elefanti e avvistare coccodrilli e rinoceronti,
- safari in fuoristrada,
- safari a dorso di elefante.
Quest'ultima è stata il pezzo forte soprattutto per il fascino della foresta
pluviale attraversata di prima mattina quando era pervasa da una scenografica nebbiolina.

Durante il percorso è stato possibile avvistare da molto vicino cerbiatti,
uccelli e un rinoceronte che evidentemente non temevano gli uomini in "sella" al
mammifero dalle grandi orecchie, nemmeno i tanti chiassosi cinesi. Interessante è
sicuramente anche scoprire come vengano "pilotati" questi maestosi animali.

Il safari sulle classiche jeep scoperte invece, pur spingendosi molto all'interno
del parco, non ha convinto affatto: troppi i mezzi che si muovevano l'uno dietro
l'altro per poter pensare di fare avvistamenti memorabili come potrebbe essere quello
della tigre che abita queste zone. Si sono comunque potuti incontrare tanti coccodrilli,
un grosso lucertolone e un rinoceronte.
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A spasso per la valle di Kathmandu
Un viaggio in auto di circa 5 ore ci ha consentito di tornare nell'area della
capitale e di ammirare sulle strade nepalesi tanti colorati camion personalizzati
con scritte come "Road King" o "Speed Control"... curiosa usanza...
Arrivati
nella principale vallata della nazione è d'obbligo una sosta alla cittadina
di Patan che, abbracciata ormai completamente dalla periferia di
Kathmandu, vanta una bellissima Durbar Square.

Questa nel 2019 purtroppo è ancora un cantiere aperto dopo il terremoto
del 2015: tanti sono infatti i bei palazzi tuttora da ricostruire per far tornare
la piazza al suo originario splendore ma c'è comunque molto da vedere; per
ottenere informazioni sulla religione indù e togliersi qualche curiosità
sulle usanze locali può essere utile ingaggiare una delle tante guide che
si propongono. Probabilmente queste cercheranno di portarvi anche a fare acquisti
dai loro amici/parenti: io per esempio adesso in salotto ho una "utile" campana
tibetana...
Un'altra cittadina bellissima da esplorare è Bhaktapur:
passeggiare per le sue viuzze in cerca di altari e pagode nel caos della vita locale è
sicuramente un'esperienza nepalese da non perdere.
A pochi passi dalla Durbar
Square e visibile da molti angoli della città troverete la bellissima pagoda
a cinque tetti del Nyatapola Temple.

Vi suggerisco di trovare il modo per salire sul tetto di un palazzo vicino per
ammirare dall'alto la bella struttura e la frenesia dei nepalesi impegnati nelle
loro attività quotidiane.
Per dormire abbiamo scelto l'Hotel Layaku Durbar, una struttura molto semplice, forse anche troppo semplice visto
che non c'era il riscaldamento e le stanze risultavano piuttosto fredde a gennaio.
La sua posizione davvero centrale era però sicuramente apprezzabile. Per
cena e colazione abbiamo invece gradito il Daily Grind Coffee Restro, un
piccolo locale appena a est di Piazza Durbar che serve piatti internazionali.

Da Bhaktapur si può raggiungere rapidamente il vicino Tempio di Changunarayan
posto in cima ad una collina a nord della città; il luogo gode di una bella
atmosfera essendo probabilmente l'edificio sacro più antico del Nepal e,
una volta superate le immancabili attività commerciali rivolte ai turisti,
vi ci si può respirare un'intensa aria di spiritualità.
Oltre a
questa tappa ci siamo dedicati nella stessa giornata alla visita di altre tre località,
servendoci di un autista locale ingaggiato per strada:
- Namobuddha: importante luogo di pellegrinaggio buddista,
si tratta di un monastero posizionato in cima ad un'alta collina che gode di
una vista panoramica sulla valle e sulle vette Himalayane;
- Panauti: villaggio caratteristico posizionato in fondo
alla valle a ridosso di una sacra confluenza di fiumi;
- Dhulikhel: cittadina nota per ospitare un buon ospedale
ma che non offre molto al turista a parte l'ascesa ad un'altra collina panoramica
da dove la mattina presto abbiamo visto, attraverso la tipica nebbiolina, la
vetta dell'Everest.

In quest'ultima località la scelta per il pernottamento è caduta
sul
Dhulikhel boutique hotel dove il termine "boutique" assume una connotazione
decisamente più ruspante rispetto a quello a cui si è abituati. Lì
abbiamo sperimentato altri problemi di riscaldamento con una stufa che non funzionava,
però almeno il personale ci ha offerto di cambiare camera dimostrandosi attento
alle nostre esigenze di comfort.
Il ristorante annesso, senza pretese e un po'
freddo, ci ha sfamati dignitosamente.
L'ultima giornata del viaggio è stata dedicata alla capitale.
Avendo
già visitato due delle tre Durbar Square nepalesi ci siamo concentrati su
altre due attrazioni, il Tempio induista di Pashupatinath e il Bouddhanath
Stupa.
Il primo è il più importante tempio induista del paese,
la versione nepalese della famosa Varanasi indiana (vedi racconto India
del Nord, l'anno prossimo magari).

Qui si assiste infatti a cerimonie funebri in cui i familiari si occupano personalmente
di bagnare le salme dei propri cari con l'acqua putrida (ma sacra!) del fiume Bagmati
e cremano i defunti sulle apposite pire predisposte.
Non è uno "spettacolo"
per deboli di stomaco e preparatevi a respirare, insieme a numerose scimmie e vacche,
i fumi delle cremazioni che si susseguono senza soluzione di continuità.
Il vero tempio non è accessibile e ai turisti non è possibile neanche
avvicinarsi tanto alle cerimonie funebri, ma la zona intorno ha comunque un suo
fascino particolare e merita una passeggiata.

Lo stupa nel quartiere buddista è invece uno dei monumenti più
fotografati del Nepal: trovate la sua iconica immagine su tutti i cataloghi dei
tour operator. La struttura è indubbiamente bella e particolare è
la sua posizione in una piazza chiusa che l'avvolge. Le bandierine di preghiera
che si muovono insieme al vento regalano una certa pace allo spirito, ma solo se
siete in grado di ascendere mentalmente distaccandovi dalla confusione di turisti
che avete intorno.

Entrambe queste attrazioni di Kathmandu si trovano vicino all'Aeroporto Internazionale
Tribhuvan e, considerando che eravamo in procinto di salutare il Nepal, abbiamo
scelto l'estremamente economico e spartano
Hotel Nandini per lasciare i bagagli in una stanza durante il giorno e rilassarci
un po' prima del volo che partiva in tarda serata. Non me la sentirei di consigliarlo
per un vero pernottamento, però per noi ha svolto la sua funzione a duecento
metri dalla pista di decollo.
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