L’Islanda è una terra caratterizzata da forti immagini
di natura aspra ed inospitale. È isolata dal mondo, ma non è disabitata
e non è certo inaccessibile.
Si tratta oggi infatti di una meta molto
popolare del turismo mondiale e questo sicuramente non ne esalta il fascino primordiale!
Se, come me, non potete prendervi 3-4 settimane di ferie in un periodo diverso dal
mese di Agosto, dovrete quindi trovare luoghi poco affollati per godere al meglio
del fascino di questa fredda e bagnaticcia isola atlantica.
Seguitemi nel racconto e forse potrò aiutarvi a trovarne qualcuno…
Come intraprendere un viaggio in Islanda?
Ho incontrato davvero molti viaggiatori solitari, tanto di cappello. Io ho viaggiato
in parte da solo, in parte con mia moglie Anna e poi anche con gli amici Andrea
e Stefano.
Ci sono diverse soluzioni logistiche: nel mio gruppetto di viaggio ne abbiamo
sperimentate tre, ma sicuramente ce ne sono di migliori e di peggiori.
Eccone
alcune (elencate secondo la mia preferenza):
- prenotare il traghetto Norröna
e partire da casa con una tenda e la vostra moto da
enduro (o la vostra jeep);
- prenotare il traghetto Norröna,
i pernottamenti su
e partire con la vostra moto da enduro (o la vostra jeep): è quello che
ho fatto io;
- acquistare i voli aerei e poi montare sulla sella di una moto che vostro
marito ha portato in Islanda: è quello che ha fatto Anna;
- acquistare i voli aerei, noleggiare un’auto e prenotare i pernottamenti (è
la soluzione scelta da Andrea e Stefano);
- unirsi ad un viaggio organizzato da un tour operator (BUUUUHHH!!!): ad agosto è
sicuramente il modo migliore per ritrovarsi nella folla di turisti, in altri
periodi potrebbe anche funzionare.
L’opzione tenda+fuoristrada (a due o quattro ruote) è quella che
avrei preferito per vivere appieno l’esperienza islandese e ho provato invidia
incontrando i molti viaggiatori (soprattutto italiani, francesi e tedeschi) che
l’hanno scelta. Questo ha consentito loro di immergersi completamente nell’esplorazione
dei deserti islandesi negli altipiani centrali e non ci sono altri modi per farlo. È
anche però una soluzione molto impegnativa e sono sceso ad un compromesso
con Anna perché capisco che non tutti, specialmente se si viaggia in moto,
vogliano negarsi un livello minimo di comfort notturno.

Le soluzioni di pernottamento islandesi sono costose, molto costose se si considera
che sono di fatto semplici B&B, ma bisogna dire che almeno
il comfort non ce lo siamo mai fatto mancare. Il “bagno in comune” (il
grande spauracchio!) che la maggior parte delle guest house propone non era mai
un unico bagno e comunque sempre tenuto molto bene, spesso “bello” oserei
dire!!!
Ci sono anche soluzioni low-cost, da “saccopelisti”
diciamo, ma ho la sensazione che bisogna essere giovani e/o squattrinati per apprezzarle.
Nordest: l’arrivo
No, non nel senso di Triveneto!!!
Ok, sì, partivo da Vicenza, ma è
nel Nordest dell’Islanda che sono sbarcato dopo la settimana in cui ho attraversato,
Austria, Germania, Danimarca, il Mare del Nord e l’Oceano Atlantico.
Dopo
un viaggio così vi garantisco che l’ingresso nel fiordo per arrivare
al paesetto di Seyðisfjörður è stato da pelle
d’oca. Un’indimenticabile cornice di montagne verdi intorno ad un villaggio
colorato.

I primi 27 Km di asfalto islandese sono stati poi i più emozionanti di
tutto il viaggio e non solo perché mi sono liberato dalla morsa del traghetto
o perché stavo per riabbracciare Anna a Egilsstaðir,
ma anche perché la strada che separa le due località è molto
panoramica e supera le montagne in un susseguirsi di morbide curve tra cascate e
scorci mozzafiato. Non a caso è stata scelta da Ben Stiller
come scenario per una delle scene più belle del suo film The Secret Life
of Walter Mitty (quella della discesa in longboard).
L’appuntamento con Anna era presso l’anonima ma confortevole
, dove lei aveva passato la notte dopo aver preso dall’aeroporto
internazionale di Keflavik una navetta per l’altro aeroporto
di Reykjavík e poi un volo interno della Air Iceland per
Egilsstaðir.
La nostra prima tappa era l’isolata
baia di Borgarfjörður Eystri dove, nei pressi dell’isolotto
Hafnarhólmi, risiede una numerosa colonia di pulcinella
di mare.

Le variopinte montagne a est del villaggio di pescatori offrono ottime opportunità
di trekking. Noi abbiamo percorso in moto una parte del sentiero verso Breiðavík
(incontrando solo pecore)
Apro una parentesi: credete che passare le vacanze in Islanda voglia dire rinunciare
a fare il bagno in mare? Per quanto mi riguarda la risposta è senza ombra
di dubbio “sì”, però se continuate a leggere il racconto
vi renderete conto che i paesaggi marittimi sono parte integrante dello scenario
islandese e che non mancano le occasioni per fare dei bei bagnetti caldi in ambienti
molto particolari.
La giornata a Borgarfjörður Eystri per esempio si è conclusa
nella Jacuzzi fronte-fiordo della deliziosa Blabjorg Resort. Relax notevole!
Nordest: Dettifoss e Goðafoss
“Foss” è il suffisso che identifica i nomi delle cascate.
Impossibile non saperlo dopo essere stati in Islanda, visto che andrete molte volte
a vedere l’acqua che precipita dai dislivelli del terreno.
Dettifoss è
tra tutte la più potente e quella che mi è piaciuta di più.

Da Egilsstaðir si raggiunge in un paio d’ore percorrendo la Hringvegur
(la principale strada islandese, la numero 1) verso nord ovest attraverso splendidi
e gelidi paesaggi di montagne, deserti e campi di lava.
Suggerisco di giungere
a vedere la cascata dalla sponda destra del fiume che scorre verso nord, quindi
utilizzando la strada 864 e non la 862.
Nel mio caso questo ha significato guidare
su una strada sterrata in pessime condizioni, anziché su
asfalto, ma anche arrivare a toccare l’acqua in corrispondenza del salto.
Sull'altra sponda questo non si può fare e ci si limita a vedere la cascata
da lontano.
Un centinaio di chilometri più a est lungo la Hringvegur risuona
invece Goðafoss, decisamente più piccola ma sicuramente
affascinante. Dal parcheggio seguendo la sponda sinistra del fiume ci si avvicina
all’acqua in procinto di saltare giù; dall’altro lato invece
si possono apprezzare, dall’alto e dalla spiaggetta, le vedute d’insieme
più belle.
Myvatn
Tra Goðafoss e Dettifoss si trova il lago Myvatn e intorno
ad esso si possono organizzare diverse attività.
Noi abbiamo scelto di…
- scalare due crateri di vulcani inattivi (Viti e
Hverfjall),
- respirare zolfo tra pozze ribollenti e fumarole a Hverarönd,
- visitare la calda grotta Grjótagjá (scusate
il gioco di parole),
- passeggiare tra strane formazioni rocciose a Höfði,
- osservare il vapore bianchissimo fuoriuscire dalle torri di raffreddamento
della centrale geotermica di Krafla.

Abbiamo fatto bene però a snobbare i Myvatn Nature Baths?
Scopritelo proseguendo nella lettura del racconto…
Husavik
Una cinquantina di chilometri a nord di Myvatn sorge la cittadina di
Husavik.
L’isolata e spettacolare
Tungulending Guesthouse è stata la nostra base per esplorare la zona.
Il paesetto sarebbe piuttosto anonimo se non fosse che la baia
Skjálfandi su
cui si affaccia d’estate (ma non solo), accoglie una popolazione di numerose
balene. Gli operatori turistici della zona propongono gite su velocissimi gommoni
zodiac o a bordo di barconi più lenti, eccitando i turisti con percentuali
di avvistamento balene prossime al 100%.
Noi abbiamo scelto
Husavik Adventures prenotando anticipatamente
e comodamente su internet e devo dire che siamo stati fortunati perché quella
mattina era l’unico zodiac che navigava nella baia e quindi abbiamo abbondantemente
battuto sul tempo le imbarcazioni lente delle altre compagnie.

A bordo del gommone insieme solo ad un turista coreano ci siamo imbattuti in
alcuni esemplari di megattera che saltavano fuori dall’acqua e pare che poter
ammirare questi salti sia stato possibile solo grazie ad un altro consistente colpo
di fortuna. La foto sono risultate davvero impressionanti, soprattutto per la vicinanza
dei tonfi di questi mammiferi marittimi da venti tonnellate alla nostra piccola
imbarcazione… forse un ulteriore colpo di fortuna è stato il fatto
che le giovani megattere nei loro giochi non abbiano sbagliato a prendere le misure!
I fiordi occidentali
Questa è una delle zone più inaccessibili dell’Islanda, perché
le strade seguono la forma dei fiordi, diventano più contorte e spesso sono
anche sterrate. La conseguenza è che i tempi di percorrenza si allungano
ed è difficile far rientrare questa zona nel proprio programma di viaggio.

Io e Anna l’abbiamo raggiunta in una giornata e mezza da Husavik dormendo
nel semplice mini-hotel Dalakot Budardal
dall’aspetto di un grande container. Molte abitazioni hanno questo aspetto
quindi in un certo senso era tipico…
Lungo la strada abbiamo fatto sosta solo a Hvammstangi per una breve gita in
barca a vedere una colonia di foche. Simpatiche, ma si vedono da distante e forse
la sosta poteva essere evitata.
Nei Fiordi Occidentali abbiamo scelto l’Hotel Flokalundur, semplice e sito in una posizione strategica per poter visitare
quello che ci interessava:
- la spettacolare cascata Dynjandi, raggiungibile in tre
quarti d’ora dall’hotel imboccando verso nord una splendida strada
panoramica (sterrata);
- le imponenti scogliere di Latrabjarg (popolate dai buffi
Puffin), l’estremo occidentale dell’Europa a un paio d’ore
di “comodo” sterrato da Flokalundur;
- la rossa spiaggia Rauðisandur, raggiungibile tramite
un ripido e scenografico passo dalla strada verso Latrabjarg.
Avendo a disposizione molto più tempo mi sarebbe piaciuto raggiungere
la desolata Riserva Naturale Hornstrandir, all’estremo nord
della regione, per esplorarla in cerca di volpi artiche.
Ti è piaciuto fino ad ora il racconto del viaggio?
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Però, giusto per non perderci di vista...
Penisola Snæfellsnes
Tanto per confermare la posizione tattica dell’Hotel Flokalundur vi segnalo che dalle sue immediate vicinanze abbiamo preso un traghetto
che ci ha portato a Stykkishólmur sulla
Penisola Snæfellsnes evitando ore ed ore di strade. Devo
dire che la navigazione è stata anche piacevole e la sosta sulla sperduta
isola di Flatey mi ha fatto pensare che un pernottamento lì
sarebbe stato bello.
Il tempo era tiranno e abbiamo invece scelto di pernottare a Grundarfjörður
nel
The Old Post Office Guesthouse a due passi dal nostro obiettivo: il
monte Kirkjufell.

Questo gianduiotto gigante ha confermato le aspettative regalandoci, con la sua
particolare silhouette, uno scenario molto bello. La sensazione è che la
penisola avesse molto da offrire, ma noi siamo fuggiti via verso sud fermandoci
solo sulla spiaggia di Ytri Tunga per vedere, questa volta da vicino,
un po’ di foche.
Selfoss e il Circolo d’Oro
Per visitare il sud ovest dell’Islanda Selfoss si è
rivelata un’ottima base operativa.
Vicino all’ufficio informazioni
turistiche e ad un grande supermercato (una rarità nel nostro viaggio) Anna
ha scelto un delizioso appartamento monolocale presso
Thoristun Apartments.
Qui abbiamo anche invitato a cena Andrea e Stefano
che nel frattempo ci avevano raggiunto da Keflavik con una piccola auto a noleggio.
Piccola ma decisamente comoda per raggiungere ad esempio, in una cornice di ghiacciai,
la vicina e superaffollata cascata Gulfoss.
Basta cascate!!! Ormai l’abbiamo capito che l’acqua casca sempre
dall’alto verso il basso!!!
Continua a leggere il racconto e scopriamo
se è veramente sempre così…
In effetti un tipo di “cascata” in cui l’acqua schizza verso
l’alto esiste, si chiama geyser!
Un fenomeno raro in natura tanto
che esistono solo 7 luoghi nel mondo in cui si può ammirare. Uno dei più
celebri è il Parco Nazionale di Yellowstone negli USA e un altro è
proprio l’Islanda.
La sua “fortunata” posizione tra le placche
euroasiatica e nordamericana la rende molto attiva dal punto di vista geotermico.
In tutta l’isola può capitare di aprire il rubinetto, sentire odore
di zolfo e scottarsi con l’acqua caldissima... ma in effetti un geyser funzionante
ed affidabile credo che si possa vedere solo a Geysir e si chiama
Strokkur. È meno imponente dell’Old Faithful di Yellowstone,
ma in compenso vi farà aspettare molto di meno e ci si può avvicinare
molto di più (sgomitando ovviamente tra i turisti).
Dopo Gulfoss e Geysir il tour denominato circolo d’oro si conclude
con una delle poche visite culturali islandesi, quella a Thingvellir,
una vallata verdeggiante sede dell’antico parlamento Althing, forse
il più antico di tutti.
La gita sarebbe un po’ anonima se non fosse
che il luogo si trova sulla già citata frattura tra le placche continentali
ed è bello passeggiare tra queste grandi crepe. Il luogo soffre di affollamento,
e in alcuni punti è consigliabile uscire dai sentieri canonici e trovare
qualche spaccatura più tranquilla.
Per gli amanti della subacquea è
anche possibile organizzare immersioni in acque caratterizzate da eccezionale visibilità.

Volendo si può anche programmare una gita tecnologica alla centrale geotermica
di Hveragerði per farsi un’idea di come l’Islanda
sfrutti l’energia della Terra per risparmiare sulle bollette.
Selfoss è anche un buon punto di partenza per una gita alla Laguna
Blu, famoso stabilimento termale.
È talmente noto e popolare
che lo abbiamo trovato tutto pieno, anche tentando di prenotarlo tre giorni prima.
Non siamo quindi riusciti ad andarci, che fessi… si è quindi intensificato
anche il rimpianto per non essere stati ai Myvatn Nature Baths,
che probabilmente erano altrettanto belli e anche meno costosi. Chiaramente i suggerimenti
per evitare queste delusioni sono “prenotare per tempo” e “non
rimandare a domani quello che puoi fare oggi”.
Il già citato ufficio informazioni ci ha certamente dato una delusione
non vendendoci i biglietti per Laguna Blu, ma si è fatto perdonare offrendoci
lo spunto per organizzare un’altra bella gita da Selfoss, che definirei imperdibile.
Landmannalaugar
Si tratta di una verde vallata (con rifugio ed annesso campeggio) circondata
da montagne variopinte e campi di lava.
Non ci si può certo arrivare
con un’utilitaria visto che è collegata al resto del mondo solo attraverso
delle sconnesse piste nel deserto.
Si può provare con una moto da enduro
o con un fuoristrada 4x4, ma dovete essere disposti a guadare fiumi e vi sconsiglio
di provarci senza un minimo di esperienza.
Scontato che per me che sono amante dell’enduro sia stata la giornata più
bella del viaggio ed era già previsto dal programma che ci andassi da solo
sulla mia moto. Quello che non era previsto è che il resto del gruppo ci
potesse arrivare con un autobus della compagnia Trex da Hella ed è
quello che hanno fatto comprando il biglietto a Selfoss.
Questa corriera opportunamente
attrezzata per guadare è passata vicino al vulcano Hekla
e ha imboccato la pista F225 Landmannaleið arrivando a Landmannalaugar
attraverso una serie di paesaggi mozzafiato e guadando quattro fiumi (questo numero
può essere variabile a seconda del meteo).

Io sono arrivato dalla strada 26/F26 e dalla pista F208 e posso dire che questa
opzione è più semplice perché il tratto sterrato è molto
più breve (solo 27km) e nel mio caso anche senza guadi.
È indispensabile
però non scoraggiarsi ed andare avanti anche quando ci si trova da soli in
un’enorme ed inquietante distesa di cenere.
Landmannalaugar è il punto d’inizio (o di fine) di un trekking considerato
tra i più belli del mondo, il Laugavegur (o Laugavegurinn).
Cinquantacinque chilometri di sudore con tenda in spalla sono però troppi
per me e quindi ci siamo accontentati di una passeggiata di 5/6 ore nelle vicinanze
del rifugio e non è certo mancato il godimento per gli occhi (neanche il
sudore se è per questo).
Portate con voi costume e asciugamano perché non capita tutti i giorni
di poter usufruire di uno “stabilimento termale” naturale, ossia immergersi
nel punto in cui un ruscello di acqua resa ustionante dal magma terrestre incontra
un ruscello di acqua gelida creando le condizioni per un gratificante bagnetto caldo.
Questo accade proprio vicino al parcheggio del rifugio e non è proprio il
caso di lasciarsi sfuggire questa opportunità.
Il sud
Il giro dell’Isola è continuato puntando verso est, verso il
Vatnajökull, il più grande ghiacciaio del mondo (se
si escludono le calotte polari). Le tappe intemedie sono tutte all’insegna
di acqua e roccia:
- la cascata Seljalandsfoss, alta e snella ha la particolarità
che ci si può girare intorno (con l’impermeabile!),
- la cascata Skógafoss, molto imponente, ma non abbiate
il timore di avvicinarvi (con l’impermeabile!),
- le scogliere di Dyrhólaey e la vicina spiaggia
Reynisfjara, per osservare la potenza dell’oceano che si scaglia
sulle rocce vulcaniche e magari anche qualche pulcinella di mare,
- il verdeggiante Fjaðrárgljúfur Canyon,
una buona sosta per sgranchirsi le gambe.

Una volta giunti alle pendici del ghiacciaio dovrete scegliere quali attività
intraprendere.
La visita del parco Skaftafell è sicuramente
una di queste, ma può risultare davvero interessante anche raggiungere la
sommità del ghiacciaio e partecipare ad una gita in motoslitta: per farlo
una soluzione avventurosa è quella di imboccare dalla Hringvegur
la ripida pista sterrata F985 che permette di avvicinarsi molto al Vatnajökull
raggiungendo la sede operativa di Glacier
Jeeps.
A malincuore non ci siamo dedicati a nessuna di queste due attività, perché
in Islanda si deve fare i conti con la natura.
Come la natura può ostacolare un viaggio in Islanda?
Continuate a
leggere e provo a darvene un’idea…
Il meteo in Islanda
Non ho volutamente accennato alle condizioni meteorologiche durante il racconto,
perché non è un aspetto che possiamo prevedere preparando un viaggio
e quindi non si riesce ad organizzarlo in funzione di esse. L’unica possibile
soluzione preventiva sarebbe quella di trascorrere più tempo nei vari posti
aumentando le probabilità di bel tempo, ma è difficile e costoso prolungare
il viaggio.
Ci si deve quindi limitare ad incrociare le dita e accettare che
la pioggia possa peggiorare o cancellare le visite pianificate.
Ecco in Islanda
la pioggia può veramente annientare il paesaggio e ridurlo ad un piatto grigiume
nebbioso, tanto da indurvi a rinunciare alle attività programmate. Si tratta
di una piogga molto fine, quasi una nebbia, ma le goccioline sono tante, veramente
tante, perché ti bagni fino all’osso.
Ad alcune attività però credo non rinuncerete comunque neanche
in caso di maltempo e una di queste è sicuramente l’ultima meta e forse
la più affascinante del nostro viaggio…
Jökulsárlón
Si tratta di una laguna glaciale che sbocca in mare attraverso il più
corto fiume d’Islanda (un centinaio di metri forse). È talmente corto
che l’acqua salata del mare lo risale e si mischia con quella dolce che arriva
dal Vatnajökull. Ciò impedisce alla laguna di ghiacciare e quindi essa
rimane navigabile.
Le imbarcazioni turistiche non sono però i principali
oggetti flottanti nella laguna che è invece invasa dagli Iceberg:
grandi, variopinti, dalle forme più variegate, abbandonano il ghiacciaio
in cui sono stati intrappolati per secoli e compiono il loro ultimo viaggio di qualche
chilometro sulla laguna verso il mare prima di sciogliersi. Sono tanti e prima di
imboccare lo stretto fiume rimangono intrappolati in un grande e scenografico “ingorgo”.
È qui che naviga anche la maggior parte degli operatori turistici, ma
spendendo di più è possibile affidarsi a quelli che viaggiano su gommoni
veloci e raggiungono il ghiacciaio. Il frastuono anche di un solo blocco di ghiaccio
che cadrà in acqua varrà da solo il prezzo del biglietto!!!

L’atmosfera del posto è davvero affascinante. Prima di abbandonarlo
vi consiglio una passeggiata sulla vicina spiaggia per scattare qualche foto ricordo
con gli immancabili blocchi di ghiaccio.
Nelle vicinanze c’è una seconda laguna che merita una visita, la
Fjallsárlón, ma il piatto forte rimane la prima.
In zona abbiamo pernottato nell’albergo di una catena islandese, il
Fosshotel Glacier Lagoon. Costoso ma confortevole.
La Norröna e le isole Faroe
Non ho raccontato il viaggio che mi ha portato dall’Italia alla punta nord
della Danimarca (e ritorno) ritenendolo poco significativo. Ma
la parte di traghetto invece merita menzione.
Per risparmiare ho viaggiato nelle cuccette e devo dire che si è sentita
la mancanza di un certo comfort. Si tratta di una sorta di terza classe poco distante
dalla sala macchine e costituita da micro-stanze con sei stretti letti senza lenzuoli
(si potevano richiedere pagando un piccolo supplemento).
Io ne dividevo una
con una famiglia tedesca che si faceva da mangiare con un fornelletto a gas.
Questo tipo di sistemazione non ha però tolto il sorriso al Leonardo Di Caprio
nel Titanic e quindi mi son fatto forza anch’io e ho divorato un po’
di serie televisive sul tablet.
La principale attività sulla nave era
però conoscere gli altri viaggiatori, raccontarsi il programma di viaggio
(andando) e il viaggio stesso (tornando).
Un’altra opportunità di risparmio è offerta dalla compagnia
Smyril Line.
Si tratta di uno sconto
sul prezzo nel caso si decida di spezzare il viaggio di ritorno fermandosi per tre
giorni alle Isole Faroe. Ho fatto anche questo e devo dire che,
complice un insperato bel tempo nel paese più piovoso del mondo, non me ne
sono pentito. Queste sperdute isole hanno un paesaggio meraviglioso e splendide
strade da mettere sotto le ruote.
Siamo
giunti alla fine di questo lungo diario di viaggio e di sicuro avere una
tastiera con layout italiano non ha aiutato nel citare luoghi con nomi spesso impronunciabili.
Di spunti per pianificare il vostro prossimo viaggio in Islanda penso di avervene
forniti abbastanza, ma se avete domande specifiche non esitate a lasciare un commento
qui sotto.
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