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Viaggio in Giappone, pianificato con l'intelligenza artificiale

Viaggio in Giappone, pianificato con l'intelligenza artificiale

Località: Asia, Giappone

Dopo la prima sosta a Tokyo, continuiamo il nostro viaggio in Giappone pianificato con ChatGPT.
Se sei curioso di conoscere come l’intelligenza artificiale mi ha aiutato a pianificare questo viaggio assai complesso, ti invito a leggere la prima puntata.

È arrivato il momento per me, Sara e Andrea di salire sul nostro primo Shinkansen, i famosi treni proiettile giapponesi.
Oltre al grande aiuto che dà Google Maps, con le sue indicazioni maniacalmente precise in Giappone, potete fare affidamento anche sulla puntualità dei giapponesi: non importa se non siete in grado di leggere gli ideogrammi, potete stare sicuri che se la partenza è programmata alle 15:36, il treno che a quell'ora sarà sul binario è quello su cui dovete salire.

Quello che posso sicuramente consigliarvi è il JR Pass, un abbonamento ferroviario riservato solo ai turisti e valido in tutto il Giappone. È valido, inoltre, anche su molte linee urbane, ad esempio per il Narita Express che collega l’aeroporto di Tokyo al centro e anche per alcuni traghetti, ad esempio quello che useremo alla fine del viaggio per andare sull’isola di Miyajima.
Lo dovete acquistare prima di partire e poi lo ritirate direttamente in aeroporto quando arrivate in Giappone.
Troverete molte agenzie in Internet che si offrono di acquistarlo per voi e molti blog che vi consigliano, per risparmiare, di comprare abbonamenti regionali invece che il JR Pass nazionale.
Ascoltate il mio consiglio, ignorateli tutti, andate sul sito ufficiale (www.japanrailpass-reservation.net), compratevi il JR Pass da soli e viaggiate sereni.

Kanazawa, la città dei samurai e delle geishe

La nostra prima tappa del viaggio on-the-road, anzi on-the-rails, è Kanazawa.
Questa città elegante affacciata sul Mare del Giappone è una specie di Kyoto in miniatura, ma senza la ressa e con una personalità tutta sua.

Basta un giorno e mezzo per vedere tutto, ma ne vale sicuramente la pena.
Innanzitutto il Castello di Kanazawa con l'annesso e il curatissimo Giardino Kenrokuen.

Giardino Kenrokuen

Qui tra l’altro potrete assaggiare una trappola per turisti molto famosa.
Premetto che Kanazawa produce oltre il 98% delle foglie d’oro del Giappone, usate per decorare templi, opere d’arte, lacca, oggetti da tè, ecc.
La foglia d’oro (kinpaku) è un sottilissimo strato d’oro, spesso meno di un decimillesimo di millimetro, al punto che basta uno starnuto per mandarla in mille pezzi. I maestri artigiani di Kanazawa la battono con tecniche tramandate da secoli e la applicano a oggetti di ogni tipo… compreso il gelato.

Lo ammetto, ho ceduto anche io.
E no, non sa di niente. Ma vuoi mettere la foto?

Il gelato con la foglia d’oro

Il secondo posto dove bisogna andare a Kanazawa è il Higashi Chaya, il quartiere delle geishe dove le case da tè in legno scuro, le persiane a grata, le lanterne appese sotto i portici richiamano alla memoria un tempo dove samurai e mercanti danarosi venivano qui per assistere a spettacoli privati di musica e danza eseguiti da geiko, le “artiste” di Kanazawa.

Oggi di geishe ce ne sono ben poche e si tengono alla larga dai turisti armati di smartphone.
Se siete fortunati (o molto organizzati), potete anche partecipare a uno spettacolo tradizionale o a una cerimonia del tè, dove tutto è controllato, persino il rumore del vapore.

Higashi Chaya a Kanazawa

Il terzo e ultimo posto dove andare a Kanazawa è il quartiere Nagamachi, che un tempo ospitava i samurai del potente clan Maeda.

I temibili samurai del clan Maeda

Oggi, le sue stradine lastricate, i canali serpeggianti e i muri in terra battuta con tetti in tegole trasportano i visitatori indietro nel tempo.

Nagamachi a Kanazawa

Se vi avanza tempo, dal quartiere dei samurai potete andare a visitare un’altra quasi-trappola per turisti, il Ninjabuki Museum, il museo delle armi dei Ninja. I Ninja, per chi si fosse perso le centinaia di film sull’argomento che andavano di moda negli anni Novanta, erano spie e guerrieri del Giappone feudale specializzati in infiltrazione, sabotaggio e spionaggio. A differenza dei samurai, agivano nell’ombra e usavano astuzia, mimetismo e armi non convenzionali per portare a termine missioni segrete.
Il museo è situato in una machiya, una casa tradizionale in legno di oltre 100 anni, ed espone circa 160 reperti, tra cui falci, armature samurai e altri strumenti utilizzati dai ninja.
Qui potrete cimentarvi nell’arte delle shuriken (le stelle in acciaio) nel poligono appositamente adibito, cercando possibilmente di non centrare la gentile signorina mentre vi insegna la tecnica di lancio e portarvi poi a casa l’irrinunciabile foto.

Il poligono delle shuriken nel Museo dei Ninja a Kanazawa

Mangiare e dormire a Kanazawa

Adesso vi do due consigli per mangiare che valgono oro.

Se volete pranzare bene senza spendere una fortuna, dirigetevi senza esitare all’Ōmichō Market, il mercato più famoso della città. Qui il pesce arriva diretto dal Mare del Giappone e viene servito nel modo più semplice e autentico: acquistato al banco e mangiato in piedi, con le bacchette in una mano e un fazzoletto nell’altra.
Tra le opzioni più gettonate ci sono ostriche grandi come il palmo di una mano, sushi con fette di pesce spesse un dito, ciotole di kaisendon (riso con sashimi misto) e ricci di mare che sembrano ancora vivi.

Ōmichō Market a Kanazawa

Per cena invece, giusto per stare leggeri dopo l’abbuffata al mercato, non perdetevi l’Hokkai Ramen Katamachi. In questo micro-ristorante, che probabilmente troverete solo grazie alla mappa interattiva all’inizio del racconto, ti verrebbe da dire che ci entreresti solo con i NAS.
Il gestore/cuoco/cameriere/barman non spiaccica nemmeno una parola di inglese e il menu (visibile anche nella foto) è un fogliettino rigorosamente in giapponese.
Però che ramen abbiamo mangiato... super! Il migliore di tutto il viaggio in Giappone.

Ramen a Kanazawa

Per dormire invece, dopo la claustrofobica esperienza di Tokyo, finalmente abbiamo un hotel con una bella stanza spaziosa e dei letti grandi.
Il The Square Hotel Kanazawa è un bel hotel di design, raggiungibile in pochi minuti di taxi dalla stazione dei treni e tatticamente a 1 minuto a piedi dal mercato di Omicho dove vi ho già consigliato di a pranzare.
La posizione è perfetta, tutte le attrazioni turistiche che vi ho elencato si raggiungono tranquillamente a piedi.
La sera (quando il mercato Omicho purtroppo è chiuso) in 10 minuti potete raggiungere la parte più animata della città con una vasta scelta di ristoranti.
Difetti non riesco proprio a trovarglieli.

La vita notturna di Osaka

La tappa successiva del viaggio sarebbe Kyoto e i suoi dintorni, però vista la vastità dell’argomento preferisco dedicargli un articolo a parte.

Perciò saltiamo per il momento Kyoto e andiamo direttamente con il nostro treno proiettile alla tappa successiva: Osaka.
Molti blog e video YouTube la snobbano un po’: “Fateci una gita in giornata da Kyoto e via.”

Errore gravissimo.

Perché il bello di Osaka arriva di sera, quando le luci si accendono e la città si trasforma in un gigantesco luna park gastronomico.
Se Kyoto è il cuore del Giappone, allora Osaka è lo stomaco.
A Osaka si va per mangiare e divertirsi e per farlo bisogna assolutamente dormirci almeno una notte.

Il cuore pulsante è Dōtonbori, un quartiere che non dorme mai, pieno di insegne animate, granchi robotici giganti, luci psichedeliche e fiumi di gente.

Dotonbori a Osaka

Qui tutto ruota attorno a due cose: cibo e selfie.

Se a Pisa tutti si fanno la foto dove sembra reggano la torre pendente, a Osaka tutti si fotografano su una gamba sola davanti al Glico Man!
Il cartellone del Glico Man è stato installato per la prima volta nel 1935 dalla Ezaki Glico, un'azienda famosa per i suoi snack, che credeva fortemente nell'importanza della salute e della vitalità.

Il Glico Mani a Osaka

A pochi minuti a piedi c’è il Kuromon Ichiba Market, paradiso dello street food.
Tra le chicche imperdibili le takoyaki, le famose polpettine di pastella ripiene di polpo, bollenti e ricoperte di salsa agrodolce e katsuobushi (scaglie sottilissime di tonnetto essiccato e affumicato).

Takoyaki a Osaka

Per chiudere in dolcezza, la cheesecake di Rikuro Ojisan no Mise, una nuvola calda, tremolante e profumata, che esce dal forno a ciclo continuo. Se riuscite a tornare in hotel senza assaggiarla per strada, avete più disciplina di noi.
Vediamo se con il video seguente riesco a rendere l’idea.

A pranzo siamo stati al Genrokuzushi Shinsaibashi, il nostro primo kaiten-zushi, ovvero un ristorante dove i piattini di sushi scorrono su un nastro trasportatore.
Se non si trova il sushi desiderato sul nastro, è possibile effettuare ordini personalizzati tramite touchscreen e in pochi istanti sul tapis roulant arriva un piattino dedicato solo a te.
Ogni piattino ha un colore specifico che indica il prezzo, al termine del pasto il personale conta i piattini accumulati per calcolare il totale.
Notare nella foto la pila di piattini sul mio lato… e sto ancora mangiando.

Sushi a Osaka

Impossibile passare per Dōtonbori senza notarlo: un granchio meccanico gigante muove minacciosamente le chele sopra l’insegna del Kani Dōraku, uno dei ristoranti più iconici di Osaka.

Kani Dōraku a Osaka

Dentro, la scenografia non delude: camerieri in kimono, interni tradizionali in legno e menu tutto a tema granchio. E con “tutto” intendo davvero tutto: granchio crudo, granchio alla griglia, granchio fritto, granchio in zuppa, granchio in tempura, granchio nel sushi e persino granchio nella chawanmushi (la crema d’uovo al vapore).

Kani Dōraku a Osaka

Occhio al prezzo però: il conto è proporzionato alla grandezza delle chele del granchio.

Dormire a Osaka

L’hotel Kuromon Crystal Hotel era perfetto per le nostre esigenze: sperimentare la vita notturna di Osaka per una sola notte.
L’hotel infatti è senza pretese e a buon prezzo, situato in una via secondaria ma vicinissimo all’omonimo Kuromon Market dove sperimentare il food street per cui è famosa la città.
A un paio di minuti c’è anche il pezzo forte, ovvero i quartieri di Namba e Dotonbori, dove la vita notturna giapponese è al suo massimo.
La colazione è modesta, però per passarci una notte è perfetto.

Il Castello di Himeji, una tappa obbligata

Prima di puntare dritti su Hiroshima, vale la pena fermarsi a metà strada per vedere qualcosa di imperdibile: un castello. Ma non uno qualunque, il castello più bello del Giappone.

I castelli giapponesi non sono come quelli europei: più che bastioni inespugnabili, sono eleganti strutture in legno, torri svettanti e mura bianche. Oggi ne restano pochi in forma originale, e tra questi il Castello di Himeji è il re indiscusso.

Il Castello di Himeji

Soprannominato Shirasagi-jō, “castello dell’airone bianco”, per le sue candide mura e le linee armoniose, domina la città con la sua presenza leggera e maestosa. È uno dei pochissimi castelli originali rimasti in piedi, sopravvissuto a incendi, terremoti e bombardamenti, praticamente un miracolo in legno.

Accanto al castello si trovano i giardini Kōko-en, un complesso di nove giardini in stile Edo che ricreano atmosfere da film di samurai: padiglioni sul laghetto, cascate zen, ponticelli e alberi scolpiti come bonsai giganti.

Giardini Kōko-en a Himeji

Arrivarci è facilissimo: basta scendere alla stazione di Himeji, proprio lungo la linea dello shinkansen tra Osaka e Hiroshima.
Appena arrivati, lasciate pure i bagagli in uno dei tantissimi depositi automatici a moneta della stazione e in 10 minuti a piedi sarete già davanti all’airone bianco che vi aspetta.

Questa cosa dei depositi bagagli la trovo curiosa.
Mi spiego meglio.
Per motivi di sicurezza, dopo l'attentato perpetrato a Tokyo nel 1995 da parte di una setta, che nascose il gas nervino dentro i cestini della spazzatura, il governo giapponese ha rimosso tutti i cestini pubblici dalla Nazione.
Al contrario però i deposti bagagli, per lo stesso motivo quasi totalmente spariti in Europa e USA, qui in Giappone continuano a prosperare… per nostra fortuna, perché trascinare la valigia su e giù per le ripide scale in legno del castello non era un’opzione percorribile.

Davanti al castello, fuori dalle mura, c’è qualche ristorantino, niente di ricercato ma va benissimo per recuperare le energie dopo aver camminato sotto al sole.

Le macchinette nei ristoranti giapponesi

Apro una parentesi: spesso nei ristoranti giapponesi i camerieri hanno solo il compito di servire ai tavoli, mentre per le ordinazioni ti devi arrangiare da solo.
Se sei fortunato ti danno un QR code che porta il tuo cellulare su un sito web dove trovi il menu con le foto.
Se sei sfortunato all'ingresso del ristorante ti trovi queste macchinette senza immagini, con le scritte in giapponese e la coda di giapponesi dietro di te che sbuffa perché non ordini velocemente.

Hiroshima, una gita silenziosa

Arrivati la sera a Hiroshima, siamo giustamente affamati.
Però avevo calcolato tutto.
Vicino al nostro hotel c’è l’Okonomi-mura, letteralmente significa "villaggio dell’okonomiyaki", un edificio di più piani, interamente dedicato appunto all’Okonomiyaki.
Ogni piano ospita diversi banchetti-ristorante uno accanto all’altro, ognuno con il suo stile, le sue varianti e i suoi clienti affezionati.
L’Okonomiyaki di Hiroshima (ce n’è una versione anche a Osaka), prevede una base di pastella, seguita da cavolo, carne o frutti di mare, uova e soprattutto una generosa dose di yakisoba (spaghetti saltati).
Il tutto è cotto su una griglia rovente (teppan) e servito direttamente lì, spesso senza piatto.
Comunque un video vale più di mille parole.

Avevamo voglia di pizza e questa era la cosa che ci si avvicinava di più.

Visitare Hiroshima non è come visitare una città qualunque, qui la storia non è scritta nei libri, è incisa nei muri.
Il 6 agosto 1945, alle 8:15 del mattino, una bomba atomica esplose sopra il centro della città, annientando tutto in un raggio di due chilometri e cambiando per sempre il corso dell’umanità.
Quella tragedia viene raccontata in modo diretto, doloroso ma necessario, nel Museo della Pace di Hiroshima: un percorso toccante e a tratti scioccante, con testimonianze, oggetti carbonizzati e parole che colpiscono più di qualsiasi immagine.

Museo della Pace di Hiroshima

È una visita che lascia il segno, nei giorni successivi il vostro cervello metterà tutto il resto in prospettiva.

Accanto al museo si trova il Parco della Pace, con il celebre Genbaku Dome (la cupola della bomba), unico edificio rimasto in piedi vicino all’epicentro.

Genbaku Dome a Hiroshima

Lì accanto c’è una piccola costruzione circolare con al centro, sospesa, la Campana della Pace. Può essere suonata da chiunque, un colpo solo e quel suono che vibra come richiesta universale di pace, una che va oltre le lingue e le religioni.

Campana della Pace di Hiroshima

A pochi minuti a piedi dal Parco della Pace si trova il Castello di Hiroshima, ricostruito fedelmente dopo la guerra. Circondato da un ampio fossato e immerso in un parco tranquillo, offre un bel contrasto con l’emozione intensa del museo.

Castello di Hiroshima

Gita in giornata da Hiroshima: l’Isola di Miyajima

Fino all'ultimo momento ho dubitato se aggiungere l'Isola di Miyajima al programma di viaggio.
Fare tutta questa strada, treno più traghetto, per vedere una porta (torii) rossa piantata in mezzo al mare, non mi sembrava ne valesse la pena.

La torii rossa a Miyajima

E invece meno male che non l'ho tolta dal programma!

La porta rossa è l’ingresso simbolico al santuario di Itsukushima, costruito su palafitte e circondato da cervi in libertà, che qui sono ovunque e sembrano più interessati ai vostri panini che alla spiritualità del luogo.

La maggior parte dei turisti si ferma qui, ma vi raccomando di andare oltre la cartolina e prendere la funivia fino al monte Misen per poi tornare giù a piedi attraverso il bosco.

La funivia del monte Misen a Miyajima

Vi avverto però, anche se è tutta discesa, che i circa 2000 gradini si faranno sentire a livello muscolare nei giorni seguenti, ma per fortuna nel nostro caso saranno di totale relax al mare.

Lungo il sentiero si incontrano spesso curiose statuette agghindate da cappellini e occhiali da sole.
Sembrerebbero la versione nippo-medioevale del nostro nano da giardino, invece Jizō è una delle figure più amate del buddismo giapponese, è il protettore dei bambini, dei viandanti e delle anime perdute. Questi accessori moderni (cappelli, sciarpe, occhiali, a volte anche giocattoli) vengono messi sulle statue dai visitatori o dai parenti come offerte o segni di affetto.

Jizō a Miyajima

La tappa finale della vostra discesa è, secondo me, il pezzo forte dell’isola: il complesso dei templi di Daishō-in è uno dei più affascinanti e meno turistici del Giappone, una vera gemma nascosta.

Templi di Daishō-ina Miyajima

Ci si arriva attraversando un giardino pieno di statue con i cappellini rossi: sono i Rakan, discepoli illuminati del Buddha, spesso raffigurati in gruppi numerosi ognuno con un'espressione e una posa diversa.

Templi di Daishō-ina Miyajima

Lunghe file di ruote di preghiera, sale di meditazione decorate con cura e arricchite da candele, ero distrutto dalla discesa dal monte ma qui mi sono trattenuto a lungo, ogni angolo e ogni tempio riservava qualche sorpresa.

Tutti sanno che i giapponesi hanno una grande passione per pupazzoni in stile manga.
Però a giudicare dalle statue mi sa che deriva da gusto e un’estetica molto antichi.

Kappa Miyajima

Il Kappa è uno yōkai (spirito o demone del folklore giapponese), può essere dispettoso o pericoloso, ma anche protettivo o portafortuna, a seconda delle leggende.

Vi do un ultimo suggerimento riguardo a Miyajima: se venite solo per fotografare la porta rossa, attenzione che il pomeriggio c’è la bassa marea e la foto potrebbe non venire fuori come vi immaginavate.

La torii rossa a Miyajima

Come vi dicevo all’inizio del racconto, se avrete avuto l’accortezza di calcolare la validità del JR Pass in modo che valesse anche per quest’ultima giornata, sia il treno per arrivare al porto che il traghetto sono compresi nell’abbonamento.

Dormire a Hiroshima

L’Hotel Vista Hiroshima è un’eccellente soluzione in posizione centrale a Hiroshima.
Tutte le attrazioni turistiche sono vicinissime, sia il Peace Memorial Park che il castello.
La sera ad un minuto a piedi c’è il famoso Okonomi-mura, il quartiere migliore dove assaggiare l’okonomiyaki.
Per la colazione potete decidere se farla in hotel a buffet oppure spendere di meno e uscire per andare in uno dei tanti caffè che ci sono in zona.

Okinawa, spiagge tropicali in Giappone

Come ogni viaggio dei nostri che si rispetti, una settimana la vogliamo dedicare al mare e alle immersioni.
Ho poche cose da raccontarvi: baie tropicali meravigliose e tanta natura.

Le spiagge di Okinawa

Qui, a differenza del resto del viaggio, noleggiare un auto è d’obbligo, i trasporti interni sono inesistenti.

Se per un giorno volete andare a visitare qualcosa, potete recarvi a Naha, la capitale.
Oltre al bellissimo Castello Shuri, purtroppo parzialmente in fase di restauro nell’estate 2024, potrete fare una passeggiata in centro lungo la famosa Kokusai Dori shopping street.

Castello Shuri a Okinawa

Immersioni subacquee a Okinawa

Se siete amanti delle immersioni subacquee, questa parte del racconto sarà molto importante per voi, leggetela non ve ne pentirete, vi farò risparmiare l’intera giornata persa da noi per cercarci un diving.

Capiamoci, non è che manchino i diving, anzi ce ne sono anche troppi, il problema è che al subacqueo medio giapponese non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di immergersi in alto mare, preferisce stare vicino alla costa, massimo 5 metri di profondità, si fa un selfie e torna a casa contento. A questo aggiungete l’estrema timidezza dei giapponesi, che piuttosto che provare a parlare inglese preferiscono dirti che il diving è al completo.

Noi invece siamo arrivati a Okinawa con tutta l’intenzione di immergerci nei relitti della Seconda Guerra Mondiale, in particolar modo volevamo immergerci sull’USS Emmons.
La USS Emmons era un cacciatorpediniere della Marina degli Stati Uniti, affondato al largo di Kouri Island, a nord di Okinawa, durante la Battaglia di Okinawa.
Il 6 aprile 1945, la nave fu attaccata da cinque aerei kamikaze giapponesi, le cui carcasse giacciono ancora sotto acqua attorno al relitto a 40 metri di profondità.

Per trovare un diving che ci portasse lì è stata necessaria un’intera giornata di ricerche in auto in giro per l’isola. Perciò segnatevi questo nome: Piranha Divers all’Onna Village, di proprietà di un tedesco (come vi dicevo un giapponese non si sognerebbe nemmeno di andare a 40 metri di profondità).

USS Emmons a Okinawa

Se il relitto è troppo per voi, con il suddetto diving abbiamo fatto anche una bella immersione da terra al Mermaid Grotto, tra squali, tartarughe, grotte e canyon: praticamente tutto il catalogo di piaceri subacquei.

Mermaid Grotto a Okinawa

Dove dormire a Okinawa

Abbiamo optato per una dei litorali più belli dell’isola, presso l’Hotel Nikko Alivila a Yomitan.

È un “casermone” cinque stelle per famiglie, con camere molto spaziose e praticamente tutte con una vista mare favolosa.

Hotel Nikko Alivila a Okinawa

Una cosa bella del mare in Giappone è che i giapponesi preferiscono la piscina.
Perciò nel nostro hotel erano tutti stipati in piscina con i loro salvagenti a ciambella oversize, mentre la bellissima spiaggia di finissima sabbia bianca, gratuita e attrezzata, era mezza vuota.

Dove mangiare a Okinawa

L’hotel è dotato di molti ristoranti, tutti eccezionali ma anche molto cari.
Perciò saltate in macchina e segnatevi i ristoranti che ora vi dirò.

Se avete voglia di ramen, Ramen Jan a Toya è eccezionale.
Dentro una fumosa casetta in legno frequentata solo da giapponesi, un ristorante a gestione famigliare serve ramen da 10 e lode. Dovrete sedervi su sedie in plastica se vi va bene, o per terra sui classici tavolini giapponesi se vi va male, ma le vostre papille gustative vi ringrazieranno.

Se avete voglia di sushi allora da Hama Sushi a Chatan potete riprovare l’esperienza di un kaiten-zushi, questa volta ancora più tecnologico di quello di Osaka.
Qui, a parte alla fine della cena alla cassa, non vedrete essere umano (e secondo me anche quest'ultimo sta incominciando a temere per il suo posto di lavoro).
Innanzitutto all'ingresso si prende da una macchinetta un foglietto con un QR code che sarà la vostra prenotazione.
Quando sul grande schermo apparirà il vostro numero, dovrete scansionare il QR code su un'altra macchinetta che vi rilascerà un secondo bigliettino con su scritto il numero del tavolo che vi è stato assegnato, a cui vi dirigerete senza essere accompagnati.
A questo punto su un tablet ordinerete ciò che vi aggrada e il nastro trasportatore ve lo consegnerà direttamente, cioè i piattini scorrono direttamente al punto di consegna e lì si fermano.

Sempre a Chatan, se per una sera avete voglia di piatti occidentali, c’è l’American Village, praticamente un luna park a tema culinario costruito su misura per gli abitanti della vicina base militare USA. Troverete di tutto, dalle aragoste di Red Lobster, a piatti di pesce italiani all’Osteria La Pesciolina.

Se come noi una sera la passerete a Naha, allora vale la pena provare un bella bistecca Kobe al Sam's Sailor Inn lungo la Kokusai street.
Mangiare una bistecca di manzo Kobe in Giappone è un po’ come bere Champagne in Francia: un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, possibilmente a stomaco vuoto e portafoglio pieno.
Il manzo Kobe è una varietà di manzo allevato secondo standard rigidissimi, ogni capo deve appartenere alla razza Tajima-gyū, avere una genealogia certificata e vivere una vita da VIP: alimentazione controllata, niente stress e in qualche caso (leggenda o verità?) persino massaggi e musica classica per migliorare la marezzatura.

Il risultato?

Una bistecca che si scioglie in bocca, con venature di grasso finissime che sembrano marmo. Non ha bisogno di salse o fronzoli: bastano una piastra rovente, un pizzico di sale e una cottura rapida. Al primo morso capisci perché costa quanto un volo low cost.

Se poi a servirtelo c’è un cuoco giocoliere, ai piaceri del palato si aggiunge anche il divertimento.

E con questo è tutto, spero di avervi dato dei consigli utili, tra megalopoli, tradizioni e stramberie ci siamo divertiti veramente molto.
E non dimenticate di leggere il reportage su Kyoto!
Se avete domande non fatevi problemi, scrivetemi qui sotto nei commenti.

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Miyajima Island

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