Se non è avventura questa, allora non so proprio cosa possa esserlo!
Premetto che non è un viaggio per tutti, non perché sia pericoloso,
tutt'altro, piuttosto necessita di una certa dose di spirito di adattamento. Non
ha nessuna importanza se disponente di una illimitata American Express platino,
quando vi troverete in navigazione lungo i fiumi del Borneo, l'opzione resort a
5 stelle non è contemplata. Se vi va bene dormirete all'aperto sul ponte
di una barca e a quel punto di stelle ne avrete tante, sopra alla testa.
Non
voglio però dissuadervi, anzi voglio darvi preziosi consigli che potranno
aiutarvi ad organizzare un viaggio come questo. Nessun tour operator potrà
farlo, persino l'affidabilissima Lonely Planet ha delle imprecisioni quando si parla
di Kalimantan (il Borneo indonesiano).
Siete curiosi di scoprire l'odore che emana il vostro corpo dopo 5 giorni che
non lo lavate?
Pensate di poter dormire per terra su sottili materassi, senza
domandarvi quando è stata l'ultima volta che li hanno lavati?
Potete accettare
il fatto che "sanitario" spesso vorrà dire "buco sul pontile di legno col
fiume che scorre sotto" e che "carta igienica" sarà identificata con "foglia
più vicina a portata di mano"?
Se avete risposto sì a tutte le
precedenti domande allora preparatevi a partire, vi farò vivere la più
selvaggia ed esotica avventura della vostra vita.
Al termine premierò
il vostro stoicismo portandovi in un paradiso equatoriale, l'arcipelago
di Derawan.
Tanjung Puting National Park
Quando anni fa mi trovavo nel Borneo malese, nel centro di riabilitazione orang
utan di Sepilok, sapevo che l'alter ego indonesiano era il Tanjung Puting. A quel
tempo mi immaginai che la versione indonesiana dovesse essere la brutta copia di
quella malese.
Quanto mi sbagliavo!
Il Sepilok Rehabilitation Center si visita
in un paio di ore: dopo una breve passeggiata su comodi pontili di legno, costruiti
appositamente perché non vi sporchiate le scarpette, si arriva nei feeding
point dove i ranger a orari prestabiliti distribuiscono cibo agli oranghi.
Fine della gita.
Il Tanjung Puting National Park si visita invece minimo in tre
giorni, noi ne abbiamo spesi cinque.
Si snoda lungo il Sungai Sekonyer,
un placido fiume navigato silenziosamente dalle barche degli escursionisti. Anche
qui troverete i feeding point dove potrete scatenare l'inferno fotografico,
ma il bello è che gli orang utan li vedrete comunque dappertutto. E non solo
loro! In questo incantevole parco abita una foltissima comunità di scimmie
nasiche, oltre che macachi, gibboni, orsi, leopardi, cinghiali, buceri, coccodrilli…
insomma, avete capito, Sepilok al paragone sembra un piccolo zoo di provincia.

Come vi avevo preannunciato qui la barca sarà la vostra casa, di giorno
mangerete a bordo e vi rilasserete tra un'escursione e l'altra, di notte dormirete
sul ponte sotto a una zanzariera circondati da migliaia di lucciole.

Alziamo l'asticella
Tutto ciò non vi è bastato e volete passare al livello di difficoltà
successivo?
Allora potrete fare come noi e ingaggiare guida e portatori per fare
un'escursione di due giorni nella giungla con pernottamento in tenda.
Preparatevi
ad una stupenda avventura fatta di guadi, sanguisughe e litri di sudore. Dopo 8
ore di trekking arriverete al campo base dove i vostri portatori, arrivati nel frattempo
seguendo un sentiero più comodo, allestiranno il campo e prepareranno la
cena.
Nell'attesa potrete stendere i vestiti al fuoco e magari farvi una doccia…
sì avete capito bene, al campo c'è un'ingegnosa doccia basata sull'acqua
piovana, degna di essere recensita nel Manuale delle Giovani Marmotte.
Sarà stato per la fatica e la fame, ma la cena mi è sembrata deliziosa.
Se vedete una strana bottiglietta d'acqua che passa di mano in mano tra i portatori,
non siate timidi, si tratta di Arrak. Il buonissimo distillato
di palma, sarà utilissimo per farvi cadere in un sonno profondo, resistente
anche agli animali (cinghiali nel nostro caso) che di notte decidessero di fare
razzie al campo.

Per organizzare il vostro soggiorno nel parco dovrete affidarvi necessariamente
ad una agenzia locale, prenotando con largo anticipo. Vi consiglio la
Orangutan Travel, verranno
a prendervi all'aeroporto di Pangkaln Bun, vi porteranno alla vostra
casa galleggiante, vi affiancheranno una o più guide e vi riporteranno all'aeroporto
al termine di questa meravigliosa avventura.
Balikpapan, ricarichiamo le batterie
Prima di intraprendere la prossima escursione, la risalita del Sungai
Mahakam, molto probabilmente arriverete a Balikpapan.
E' una delle maggiori città del Kalimantan e sarà la vostra occasione
di rilassarvi prima delle fatiche che vi aspettano. Il mercato di Kebun
Seyur sarà inoltre la vostra unica possibilità di fare shopping
etnico nel Borneo indonesiano.

Voglio darvi due consigli fondamentali di natura logistica.
Per mangiare recatevi
senza indugio in riva al mare presso l'Ocean's Resto, un elegante
ristorante specializzato in pesce. Scegliete dal bancone tutti crostacei che siete
in grado di mangiare e preparate le vostre papille gustative ad un rave party di
sapori e delizie.
Per dormire invece godetevi il
Novotel Balikpapan, mi ringrazierete per queste parole, da qui in avanti
il viaggio prevederà solo sottili materassi, turche in comune e insetti.
Ti è piaciuto fino ad ora il racconto del viaggio?
Prima di continuare puoi iscriverti alla mailing list. Non sono uno che manda tante e-mail, se ne spedisco un paio all'anno è tanto.
Però, giusto per non perderci di vista...
Cacciatori di teste, istruzioni per l'uso
Siamo arrivati al pezzo forte, la lunga risalita del Sungai Mahakam,
ovvero 980 Km di fiume, il più grande del Borneo. Durante il viaggio visiteremo
villaggi sperduti e conosceremo i discendenti degli Iban, gli antichi cacciatori
di teste. Parteciperemo a truculente cerimonie funebri e visiteremo autentiche
longhouse, le grandi case comuni su palafitte.
La prima cosa da fare è recarsi a Samarinda per trovare
una brava guida indonesiana, senza la quale vi garantisco il viaggio diventerebbe
impossibile, se non altro per problemi linguistici. Poiché questa è
la chiave del successo della vostra spedizione, prendete nota del seguente contatto:
Datu Bambang Hrtono
Tel. +62 08125878738
punanbatu@yahoo.com
dayakborneoblog.wordpress.com
Il signor Datu ha una lunga esperienza come guida, ha rappresentato due volte
l'Ente Turismo Indonesiano in Australia e parla perfettamente l'inglese. Si è
presentato al nostro Swiss-Belhotel Borneo Samarinda con un laptop e ci ha spiegato in maniera estremamente professionale,
coadiuvato da foto e mappe, cosa c'era da vedere lungo il Mahakam e cosa si poteva
evitare. E' stato molto onesto, contro i suoi stessi interessi ci ha consigliato
di avvalerci di lui solo per i primi 3 giorni, poiché la maggior parte dei
giorni successivi li avremmo passati in navigazione e gli sembrava ingiusto farsi
pagare solo per star seduto su un traghetto.
Ci avrebbe comunque aiutato fornendoci
tutti i contatti di cui avevamo bisogno e un supporto telefonico in caso di necessità.
Quest'ultima cosa è stata spesso indispensabile per riuscire a comunicare
con barcaioli o albergatori, noi lo chiamavamo al telefono e lui traduceva.
Muara Muntai e i grandi laghi
Dopo un breve trasferimento in auto fino a Tenggarong, con un
paio di ces (una specie di lunga canoa a motore) abbiamo iniziato a risalire
l'imponente fiume. E' facilissimo in questo tratto incontrare i delfini di acqua
dolce, oltre a varani, coccodrilli e uccelli di ogni tipo. Che dopo non vi senta
dire "Accidenti, ho lasciato il binocolo a casa!"

Dopo alcune ore di rilassante navigazione, siamo arrivati per il pernotto a
Muara Muntai dove ci attendeva un… non saprei come chiamarlo
per rendergli giustizia… un materasso, una turca e un secchio d'acqua per
lavarsi. Sì, direi che l'ho descritto con precisione svizzera.
La peculiarità di tutti i villaggi che abbiamo visitato è che sono
costruiti su palafitte e le strade non sono altro che pontili fatti di tronchi.
Una cosa fastidiosamente curiosa e che sfugge alla mia comprensione è che,
anche se il villaggio è fatto solo di quattro case distribuite attorno ad
un breve pontile, troverete comunque decine di scooter che continuano a transitare
avanti e indietro. Ma dove stanno andando? E soprattutto, perché ogni volta
che mi incrociano mi salutano? Saranno passati al massimo 45 secondi dalla volta
precedente!

Quando non sarà il frastuono degli scooter che corrono sui tronchi traballanti
dei pontili a tenervi svegli la notte, allora ci penseranno le moschee: con un impianto
audio da far invidia a una balera della costa romagnola, a partire dalle 4 del mattino
iniziano a diffondere i canti che richiamano i fedeli alla preghiera.
Nei successivi due giorni ci siamo spostati all'interno del lago Jempang,
dedicandoci agli avvistamenti faunistici e alla visita di villaggi lungo i corsi
d'acqua.

Abbiamo inoltre avuto l'inusuale occasione di partecipare ad una festa in un
villaggio Iban. In occasione della riesumazione delle ossa del vecchio
capo villaggio, era stata organizzata una sagra con tanto di giochi d'azzardo e
combattimenti fra galli.
Il clou della festa è stata una specie di corrida dove i giovani del villaggio
giocavano ad accoltellare un bufalo furioso (anche io sarei stato furioso al suo
posto). Come potete vedere dalle foto, sul bufalo vengono disegnati dei cerchi:
quelli sono esattamente i punti in cui NON si deve colpire il povero animale, altrimenti
c'è il rischio di farlo fuori subito e perdersi il "divertimento". Una volta
che il bovino passa a miglior vita, le ossa del riesumato vengono intinte nel sangue
e tutti i partecipanti alla festa si disegnano un segno propiziatorio sulla fronte
con il sangue (esimersi non è un'opzione).
Avrete di certo capito che non si tratta della giornata dell'orgoglio vegano.

Vi garantisco che senza una guida come Mr. Datu innanzitutto non saremmo mai
venuti a conoscenza della festa e, anche se ci fossimo capitati per puro caso, non
ci avrebbero ammesso come visitatori esterni.
Abbiamo passato la notte a Tanjung Issuy dove ci attendeva un…
si insomma sempre il solito materasso, turca e secchio. Questa volta però
bisogna dire che eravamo dentro a una longhouse, con tutto il fascino che
ne derivava.
Il terzo giorno siamo ritornati lentamente verso Muara Muntai e a questo punto
vi devo confessare che la maggior parte dei turisti torna indietro a Samarinda.
Col senno di poi, probabilmente fanno anche bene. Ma noi no, incalzati dalle letture
che ci promettevano avventure e disagi crescenti, volevamo andare là dove
nessun occidentale era mai giunto prima.
Le feste di Tering
Così Mr. Datu, con uno sguardo che si riserva solo ad un povero pazzo
che non sa a cosa va incontro, ci ha caricati su un traghetto notturno promettendoci
che alla mattina a Melak un autista sarebbe venuto a prenderci.
Così è stato, abbiamo passato il giorno seguente dentro il parco nazionale
di Kersik alla ricerca dell'orchidea nera e a
Eheng dobbiamo visitato l'ennesima longhouse: è proprio
questo il problema di continuare la risalita del fiume, dopo i primi 3 giorni tutto
diventa bene o male ripetitivo.

Il Mahakam divide la ridente e lercia cittadina di Tering, separando
musulmani da cristiani. Il giorno del nostro arrivo c'erano contemporaneamente due
sagre, una per ogni fede religiosa. Ci è sembrato giusto, per par condicio,
partecipare ad entrambe. Purtroppo quando ho visto l'albero della cuccagna, in preda
alla frenesia fotografica sono riuscito a conciarmi uno schifo macchiandomi di grasso
nero dalla testa ai piedi. Questa volta la moschea che avevamo davanti al…
sì insomma le quattro mura con un materasso… la moschea dicevo mi è
tornata utile. Se avessi dovuto lavarmi solo con lo squallido secchio della nostra
guesthouse stavo fresco, ero ancora lì a strofinare. Le moschee invece sono
dotate di una zona abluzioni con rubinetti di acqua corrente, dove i fedeli prima
di pregare vanno a purificarsi. Così, mentre mi smacchiavo l'anima e i vestiti,
ho passato mezzora a chiacchierare con i passanti e ricevere addirittura un invito
a cena. Se non è ospitalità questa!
I tagliatori di teste di Datah Bilang
Più si risale verso le sorgenti del fiume, più la corrente diventa
forte e di conseguenza bisogna avvalersi di motoscafi sempre più potenti.
Il viaggiatore oculato normalmente a questo punto capisce che risalire ulteriormente
il fiume rischia di diventare un gioco costoso che non vale la candela… ma
noi no.
La mattina seguente quindi, dopo una frenetica contrattazione, siamo saltati
sul motoscafo e ci siamo diretti a Datah Bilang dove ci attendeva
pazientemente il contatto di Mr. Datu. Qui devo dire che la sistemazione alberghiera
non è stata niente male. Intendiamoci, stiamo sempre parlando di un materasso
appoggiato a terra, di una turca e un secchio, ma la singolare pulizia era probabilmente
dovuta al fatto che il gestore era anche il proprietario dell'impianto di depurazione
dell'acqua, quindi tecnicamente un "benestante".
Il pomeriggio gentilmente ci
hanno accompagnato a fare visita a due anziani tatuati, con le orecchie allungate
da pesanti orecchini e che in giovinezza probabilmente qualche testa dovevano averla
anche tagliata.

Long Bagun, nel cuore del Borneo
A questo punto, il navigato viaggiatore sano di mente, capisce che forse è
il momento di tornare indietro, ma noi no. Dopo un interminabile viaggio, spiaccicati
e sballottati su un motoscafo che viaggiava a tutta birra, siamo arrivati nella
sperduta Long Bagun. Diciamo che ci siamo andati giusto per piantare
la bandierina e raccontarlo un giorno ai nostri nipotini, poiché non c'è
nessuna attrazione turistica degna di nota, tranne il solito villaggio fluviale
analogo ai molti che ormai avevamo già visitato.

Il lungo rientro
All'alba del giorno seguente siamo saliti sul traghetto che in 34 infinite ore
di navigazione sul tortuosissimo Sungai Mahakam ci ha riportati a Samarinda.
Se visitaste questa simpatica cittadina come prima tappa del vostro viaggio, la
giudichereste pittorescamente squallida. Se invece la visiterete dopo un viaggio
pieno di privazioni lungo il Mahakam river, allora Samarinda vi sembrerà
Manhattan, lo
Swiss Belhotel accogliente come il
Waldorf Astoria e il bordello che gli sta di fronte paragonabile al mitico Studio
54.

Mare, finalmente!
Se avete letto altri racconti su questo blog, allora sapete che non concludo
mai un viaggio senza un po' di immersioni subacquee.
Partendo da Berau, dopo un'ora di navigazione lungo il fiume
e 3 ore in mare aperto, abbiamo raggiunto il meraviglioso (e lontanissimo)
Maratua Paradise Resort. Eravamo solo noi e un'altra coppia (6
in totale), dunque immaginatevi tutto lo staff del resort a nostra disposizione
e 7 giorni di relax in una esclusiva water villa fronte mare.

L'Indonesia già nel passato ci ha regalato immersioni favolose (Manado
o Komodo ad esempio) e anche questa
volta non ci ha deluso. Lo so che ogni volta che vado in Indonesia poi dico che
ho fatto le immersioni più belle della mia vita, ma a rischio di perdere
credibilità vi dico che l'arcipelago di Derawan è
fantastico.
Turtle Traffic
Dopo essere stato a Sipadan pensavo che
in nessun altra immersione avrei visto così tante tartarughe tutte assieme,
al punto di arrivare a considerarle quasi banali. Mi sbagliavo, nell'arcipelago
di Derawan sono moltissime e in questa particolare immersione, il nome rende proprio
l'idea.
Kakaban
Potrei parlarvi della mante dell'atollo di Sangalaki, ma ormai
le vediamo ogni anno, non fanno più notizia. Secondo me la cosa più
curiosa la troverete sull'atollo di Kakaban. Nel centro dell'isola
c'è un lago dove vive una foltissima comunità di meduse non urticanti.
Potrete passare un'oretta a giocare con loro, fate solo attenzione a non muovervi
in maniera troppo maldestra, sono talmente tante che è facile con le pinne
mandarne qualcuna al creatore.

The Channel
Da sola vale le 4 ore di maltrattamenti al vostro coccige necessari per arrivare
a Maratua.
Non è un'immersione facile, se riuscirete a non farvi denudare
dalla fortissima corrente (vi strappa letteralmente via il GAV e la maschera), nuoterete
in mezzo a centinaia, forse migliaia di barracuda.

Un ultimo consiglio che voglio darvi riguarda l'hotel a Giacarta,
poiché da qua dovrete per forza passare.
Poiché il nostro soggiorno
a Giacarta era di una sola notte (siamo arrivati la sera e ripartiti la mattina),
cercavamo un hotel che avesse due requisiti molto precisi.
Primo doveva essere
vicino al centro per farsi una breve passeggiata.
Il secondo requisito era anche
più importante, doveva permettere di raggiungere l'aeroporto in tempi brevi.
Giacarta infatti soffre di un traffico talmente congestionato, che capita che
i tassisti si rifiutino di portarvi a destinazione per non finire bloccati. L'Hariston Hotel & Suites Jakarta in questo caso è perfetto, si trova vicinissimo all'arteria
principale che conduce all'aeroporto (20 minuti).
Cosa state aspettando ancora! Mettete in valigia frusta, cappello a tesa larga
e buon divertimento!
Si ringrazia Gianni
Cicalese per le foto subacquee.
Aggiornamenti dal Borneo (Maggio 2017)
Se siete curiosi di sapere cosa vuol dire continuare il Cross Borneo
Trek oltre il punto dove siamo arrivati noi (Long Bagun), Mr Datu ha girato
un video in 3 brevi puntate. Assieme a due escursionisti, dopo aver superato Long
Bagun, si è diretto a Tiong Ochan, ha scavalcato il monte Muller
e sono arrivati a Putussibau. Come potrete notare è un trekking
senza sconti sulla fatica e l'organizzazione prevede uno staff considerevole, ma è
di sicuro una gran bella avventura.
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