Questa volta è veramente l’ultima!
Cioè dopo
Malesia,
Singapore, Vietnam,
Cambogia, Laos e
Thailandia, il Myanmar
era l’ultimo paese dell’Indocina che ci mancava da
visitare.
Dal Myanmar (la vecchia Birmania) mi aspettavo una via di mezzo
tra Cambogia e Laos, cioè di trovare al
pari di Angkor Wat, maestosi siti archeologici
ed allo stesso tempo essere costantemente immerso in un minestrone spirituale buddista,
con centinaia di onnipresenti monaci pelati.
Diciamo che con il discorso dei
siti archeologici ci ho azzeccato, per quanto riguarda i monaci buddisti invece,
a differenza del Laos, qui è veramente difficile trovarne uno senza che sia
circondato da numerosi paparazzi occidentali. Quando nelle foto di questo diario
di viaggio vedrete monaci, è molto probabile che ci abbia dato dentro di
Photoshop per eliminare tutti gli stalker digitali che gli stavano attorno.

Mandalay a piedi scalzi
Una cosa ci è stata chiara sin dal primo giorno in Myanmar, le scarpe
da trekking è meglio lasciarle in albergo, il Myanmar si esplora in infradito.
Questo perché diventa stressante doversi slacciare, togliere e poi re-indossare
e riallacciare le scarpe ad ogni piè sospinto. Voi direte “Non è
il primo paese dell’Indocina che visiti, dovresti saperlo che per entrare
nei templi ci si deve togliere le scarpe!”
È diverso, fidatevi, non si tratta solo di templi.
Basta che nel raggio
di 500 metri ci sia un altarino (o ci sia stato nel passato) che ti devi togliere
le scarpe, calzini compresi. Poco importa se ti trovi in un sito archeologico non
pavimentato o se il cortile è pieno di cacche di cane e guano: se non ti
togli scarpe e calzini ti corrono dietro per rimproverarti.
Mandalay è una città interessante e relativamente
tranquilla, di sera la strada che circonda il palazzo reale si anima di corridori
e ragazzi che chiacchierano seduti sulle spallette del canale.
Di giorno potete
salire sulla collina da cui godere di una visione d’insieme della città
e, se deciderete di scendere a piedi, provate a contare quante volte sarete obbligati
a togliervi le scarpe e rimettervele… poi non ditemi che non vi avevo avvisato.

Anche i dintorni meritano una gita in giornata.
- Fate subito una sosta uscendo dalla città presso il Mahamuni
Paya e attaccate anche voi sul Buddha una foglia d’oro propiziatoria;
se siete donne indossate un paio di baffoni finti (sempre che Madre Natura non
abbia già provveduto), le femmine purtroppo non possono avvicinarsi alla
statua.
- Passate ad Amarapura per fotografare i monaci che fanno
la questua e, quando tornerete a casa, fate un corso avanzato di Photoshop per
togliere tutti i turisti dalle inquadrature.
- Continuate con i bellissimi templi di Sagaing, nemmeno
i Birmani sanno quanti ce ne sono esattamente.
- Raggiungete la lontana Mingun e provocatevi un’ustione
di secondo grado per salire scalzi sull'incandescente Mingun Paya.
- In barca arrivate ad Inwa e girate il sito archeologico
a bordo di un carretto trainato da cavalli.
- Concludete infine con un aperitivo, seduti in un locale con vista sull’U-Bein
ovvero il ponte in teak più lungo al mondo.
Anche se la cosa vi lascia perplessi, vi consiglio di assistere ad uno spettacolo
di marionette. Mandalay è famosa per questa forma d’arte:
se ancora non è passato a miglior vita, potrete vedere il vecchio maestro
artigiano che cantando manovra abilmente i coloratissimi pupazzi.

Il traffico caotico, il caldo e la polvere rendono difficile a Mandalay l’opzione
cena all'aperto. Il Green Elephant è stato l'unico posto
dove l'abbiamo fatto, è ubicato infatti in un quartiere residenziale, all'interno
di un grande giardino. La cucina birmana è ottima e tra l’altro si
trova vicinissimo al teatro delle marionette, potete combinarli nella stessa serata.
Il
Bagan King Hotel è tranquillo, pulito ed elegante, collocato in
un'ottima posizione... se può esistere una "ottima" posizione a Mandalay.
A 20 minuti di cammino verso est avete il centro (se non schiattate prima dal caldo),
a 5 minuti verso nord avete il palazzo reale (anche se per raggiungere l’ingresso
dovrete giraci attorno) e a 10 minuti a ovest avete il teatro delle marionette birmane.
Bagan, il pezzo forte
Se avessi solo 2 giorni per visitare il Myanmar, questo sarebbe il posto dove
andrei.
Mentre ad Angkor Wat sembra
di essere dentro il set di un film d’avventura, la cosa che contraddistingue
i templi di Bagan è che sono vivi: non sono cioè
delle reliquie frequentate solo da turisti, ma per quanto antichi e diroccati, sono
celebrati tutt'oggi dai fedeli… e dunque si visitano scalzi, ahi que dolor!

Indipendentemente da dove abbiate l’hotel, inevitabilmente avrete templi
vicini e alcuni molto distanti. Per questo vi consiglio il primo giorno di usare
la bicicletta per visitare con calma quelli più prossimi al vostro hotel
e utilizzare invece un carretto con cavalli il secondo giorno.
Lo Zfreeti Hotel è ottimo, vi mette a disposizione biciclette con pedalata
assistita (“assistenza” che vi farà molto comodo visto il caldo)
e la sera si trova a due passi dalla zona dei ristoranti di Nyaung-U.
Ha inoltre un bar all'aperto con piscina, perfetto per asciugare i sudori di noi
ciclisti della domenica (solo le domeniche che cadono il 29 febbraio).
Se disponete di un terzo giorno allora prendetevi un’autista e fatevi portare
prima al mercato di Salay e poi allo Yoke Sone,
un antico monastero in legno dove i monaci saranno lieti di chiacchierare con voi.
Fate baci e abbracci coi monaci e, dopo un’inversione a U, dirigetevi al
Monte Popa: questo scenografico tempio sul cocuzzolo di un monte è
secondo me imperdibile, non solo per la location, ma anche perché è “custodito”
da scimmiette aggressive (una cosa tipo quella che ci è capitata in
questo video
a Lopburi per intenderci).

Se avete bisogno di una pausa dal cibo etnico, il Black Bamboo è
la scelta giusta.
Dovete però mettere tutto nella prospettiva giusta,
i nostalgici apprezzeranno il menu europeo, ma la qualità di pasta, pizza,
carne e gelato sono accettabili solo perché siamo in Myanmar. Se fossimo
in Italia ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
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Però, giusto per non perderci di vista...
Il placido lago Inle
Il primo giorno abbiamo fatto il giro di mezzo lago in bicicletta… se
state crucciandovi per capire come diavolo si possa fare il giro di “mezzo
lago”, il trucco è presto detto: vi fate in bici un quarto di strada
costiera, poi caricate i velocipedi su una barca che vi traghetta sull'altra sponda
e infine tornate indietro. Voilà!

Tutto con molta calma ovviamente: oltre alla pausa pranzo, potete fermarvi alle
terme oppure azzardare un po’ di salita e raggiungere le Red Mountain.
Non fatevi spaventare dal nome, si tratta in realtà di una collinetta, le
cui aziende vinicole hanno calamitato le nostre papille gustative. Non chiedetemi
di esprimere un giudizio sulla degustazione, amo troppo questo simpatico popolo,
sarebbe come sparare sulla Red Cross.
Vi lascio qualche minuto
per capirla questa…
Il secondo giorno dedicatelo alla navigazione del lago, scattate una foto ai
pescatori esibizionisti, ammirate i giardini galleggianti, recatevi al Jumping
Cat Monastery dove i monaci addestrano i gattini e visitate gli stupendi
templi di Inthein.

Ultimo, ma non in ordine di importanza, non dimenticatevi di sbarcare in un villaggio
tradizionale e farvi un giretto al mercato. Attenzione però! Abbiamo
visto molti turisti (noi compresi) che si aspettavano un famoso mercato galleggiante;
il mercato è itinerante, ogni giorno si sposta in un villaggio diverso e
solo 1 giorno alla settimana è galleggiante.

La Maison Birmane Boutique Hotel offre bungalow spaziosi tanto che ci potete
ballare, tutti arredati con gusto. Lo staff cordiale ci ha aiutato subito ad orientarci
e ad organizzare le gite al lago senza farci assolutamente la cresta sopra. Per
quanto mi sforzi non riesco a trovargli un difetto, è probabilmente il miglior
hotel del nostro viaggio in Myanmar.
In 4 giorni ne abbiamo provati parecchi di ristoranti. L'ultimo giorno per stanchezza
siamo andati al Green Chili Restaurant poiché era vicinissimo
al nostro hotel. È stata una sorpresa, la migliore cena a Nyaungshwe.
Forse è un po' più caro degli altri, ma la pulizia, il servizio e
la qualità sono una spanna sopra gli altri ristoranti.
Yangon, mi sembrava strano che…!
Abituato alle metropoli sovraffollate dell’Indocina, dove vige l’anarchia
stradale e i pedoni sono sacrificabili, mi sembrava strano che in Myanmar tutte
le città visitate fossero tranquille e silenziose.
Non avevamo ancora
visto Yangon.
Il quartiere cinese è la quintessenza del caos: traffico congestionato,
marciapiedi affollati e bancarelle che invadono le strade costringendo le automobili
a manovre funamboliche. Sembra di essere dentro il film Blade Runner, questa è
l’Asia che mi aspetto!

La capitale offre molti monumenti e pagode da visitare, non sto qui ad elencarveli
tutti. Vi segnalo invece due irrinunciabili gite fuori porta. La prima consiste
nel prendere il traghetto al porto e passare all'altra sponda del fiume. Lì
con un taxi potrete rapidamente raggiungere il Mwe Paya, un tempietto
dove le monache vivono assieme ai pitoni, e infine il Shwesandaw Paya,
la bellissima pagoda di Twante.
La seconda gita invece vi porterà
in giornata a nord della città a visitare i bellissimi palazzi e pagode di
Bago. Una curiosità: se dopo aver visitato lo Shwedagon
Paya, la San Pietro birmana a Yangon, sarete rimasti colpiti dall'immenso
stupa, sappiate che a Bago ce l'hanno più lungo... intendo lo stupa
della Shwemawdaw Pagoda.

Il
Best Western Chinatown Hotel si trova appunto in piena Chinatown; se
questo beneficio non dovesse bastare, sappiate che qui abbiamo mangiato la migliore
colazione di tutto il viaggio, però devo ammettere che il mio giudizio è
falsato dal fatto che questo è stato l’unico hotel in Myanmar che aveva
il caffè espresso.
A pranzo provate il 999 Shan Noodle Shop, però per evitare
che mi tiriate le maledizioni, dovete capire di cosa stiamo parlando: il locale è
piccolissimo, è un buco talmente piccolo che farete fatica a trovarlo. Le
tavole sono claustrofobiche, ci si siede scomodamente su sgabelli e non è
quindi adatto a cene romantiche o tavolate di amici. Però confermo quello
che dicono le guide turistiche, qui si mangiano i migliori noodle del Myanmar,
noi ci siamo tornati 2 volte in 3 giorni.
E con questo è tutto.
Il giudizio è nettamente positivo, mi
aspettavo una popolazione chiusa, ancora intorpidita dalla propaganda della dittatura
militare (la Lonely Planet avvisava di non parlare mai di politica con i Birmani
per non imbarazzarli). Invece mi sono trovato davanti un popolo allegro, ospitale
e che soprattutto continuava a chiedermi opinioni politiche... alla faccia dell'imbarazzo!
E il mare?
Se non state leggendo per la prima volta questo blog, sapete che d'estate non
ci facciamo mai mancare il mare. Nonostante il Mar delle Andamane
sia molto bello, ad Agosto è off-limits causa monsoni, dunque l'unica cosa
che potevamo fare era spostarci poco più in là.
Bene allora, se
siete ancora dei nostri facciamo i bagagli e voliamo assieme alla volta di Ko
Phangan e Ko Samui!
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